Dal 5 maggio al 5 giugno, al Palais de Tokyo di Parigi si tiene la mostra N°5 Culture Chanel. È una mostra sul profumo ma una mostra sul mondo culturale che l’ha fatto nascere.
PABLO PICASSO E OLGA CHOCHLOVA
SALVADOR DALÌ
COCO CHANEL
TETE DE KIKI - MAN RAY
MARILYN MONROE
CATHERINE DENEUVE
Nel 1905 Richard Strauss presenta al Teatro dell’Opera di Dresda Salomè e rifonda l’opera lirica. Da lì prenderà il via libera tutta la musica a del Novecento e tutte le avanguardie musicali, da Stravinskij, Dvorák, Ravel fino all’arrivo dei Balletti russi di Djagilev. Nello stesso tempo, la pittura lavorava con il Cubismo, che nasce ufficialmente nel 1907 con Les Demoiselles d’Avignon di Picasso, il Futurismo italiano (1908), poi il Dadaismo e il Surrealismo con Salvador Dalí e Max Ernst. La letteratura, che già adorava Marcel Proust e Apollinaire, vedeva affacciarsi il genio generalista di Jean Cocteau che si divideva fra arte teatro e scrittura, mentre gli artisti tutti usavano le correnti di pensiero come vasi comunicanti da cui uscire ed entrare senza troppa difficoltà. E in tutto questo, Parigi si ergeva come il palcoscenico naturale di un’altra rivoluzione necessaria per l’umanità, dopo quella fondamentale del 1789. Questa volta condotta nei teatri e nei circoli artistici anziché sulle strade e la Bastiglia da conquistare era, di volta in volta, un teatro, una sala da concerto, una galleria, un’ala di museo e perfino una presentazione di haute couture. Periodo eccitante, non c’è che dire. E un ambiente che Gabreille Chanel frequentava allacciando rapporti e amicizie con gli artisti che lo formavano, lo condizionavano, l’animavano a forza di complicità, amicizie, rapporti sentimentali, liti furiose e altrettanto clamorose riappacificazioni.
In tutto questo mescolamento di culture e di avanguardia, la giovane Gabrielle Chanel volteggiava con la leggerezza di chi sa che cosa vuole: Chanel vuole la fama, vuole la notorietà e,attraverso la moda, vuole cambiare la donna. È una giovane innamorata, innamoratissima di Arthur Capel (detto Boy). Aveva già disegnato gli abiti del nuovo secolo, aveva già tolto il bustier alle donne alle quali aveva regalato i pantaloni, era inserita nella vita culturale della capitale francese in cui aggiungeva la curiosità della sua presenza. Una leggerezza interrotta drasticamente il 22 dicembre del 1919: Boy le viene strappato per sempre da un incidente d’auto. Ed è qui che inizia la storia di Chanel N°5, forse il profumo più conosciuto al mondo, anche tra chi non lo ha mai usato.
Il dolore della morte di Boy porta Mademoiselle Chanel alla rievocazione dei giorni felici passati con il suo amore: il primo, l’assoluto, l’iniziatico. E Boy l’aveva iniziata anche all’esoterismo, oltre che alla lettura. Gabrielle pensa, riflette, viaggia. I suoi amici Misia e José-Maria Sert la portano a Venezia, il Granduca Dimitri Pavlovic le parla della Russia prima della Rivoluzione, lei pensa alla lezione di Proust, alle reminiscenze, alla madelainette che da il via alla Recherche. Così affida a Ernest Beaux, famoso naso-profumiere russo-francese la creazione di un profumo. Chanel lo vuole evocativo: vuole evocare l’amore e la bellezza di amare. Chiede espressamente un profumo da donna che sa di donna. E vuole chiamarlo 5, evidentemente un numero magico per lei. Beaux non è d’accordo con il nome. Dice che mai una donna comprerebbe un profumo che si chiama come un numero. La storia gli ha dato torto, come sappiamo. E ha dato ragione a Coco che, intanto, riflettendo riflettendo, approva la quinta proposta di Beaux. E nasce la leggenda. Ma anche il mito di Coco che si fa fotografare per la prima pubblicità del profumo, che appare in una pagina dell’allora mitico magazine americano Harper’s Baazar.
Ma il profumo interrompe anche un’altra tradizione, quella delle boccette decorate, istoriate, dagli orli dorati, e si presenta in una boccetta da laboratorio, squadrata, con quella etichetta da provetta con su incisa la doppia C. È il 1921 e storia e mito prendono il via per non arrestarsi mai più.
Ma il profumo interrompe anche un’altra tradizione, quella delle boccette decorate, istoriate, dagli orli dorati, e si presenta in una boccetta da laboratorio, squadrata, con quella etichetta da provetta con su incisa la doppia C. È il 1921 e storia e mito prendono il via per non arrestarsi mai più.
La mostra N°5 Culture Chanel, che racconterà quello che oggi ci appare come uno strano mondo efferfescente di idee e di cambiamenti perché la moda e chi la fa dialoga poco o non trova molti interlocutori in altri ambienti culturali, è allestita all’interno del Palais de Tokyo con una installazione, in realtà un giardino, di Piet Oudolf, autore tra l’altro della High Line nel Meetpacking District a New York e del Queen Elizabeth Olympic Park a Londra che, così, firma il suo primo progetto francese. Il giardino rimarrà installato fino alla fine del 2013. La graphic designer Irma Boom, infine, ha realizzato un libro che affianca ed espande la mostra.
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